La "Civiltà di Montappone" raccontata in tre Presse e in un convegno


Montappone è caso raro di una cittadina con una mono cultura: quella dei cappelli e, all'origine, quella dell'artigianato. Non ne ha l'esclusiva, ma l'origine sì.
E l'artigianato ha in sé valori forti. Il saper fare, il saper tramandare, il connettersi con la natura: campagna, grano, paglia, cappello.
L'artigianato è stata ed è una civiltà.
Scriveva Peguy: «Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura...».
Qualche anno fa la Rivista L'Italia spiegava: «Se da un lato la nostra vita sarà sempre più permeata da tecnologia, informatica e robotica, dall’altro nei prossimi anni il mondo del lavoro sarà caratterizzato dalla crescente richiesta di professionalità basate su competenze umane che le macchine non possono rimpiazzare: manualità, ingegno e creatività. Lo affermano recenti studi sulle tendenze dell’occupazione nei paesi ad alto reddito, secondo i quali l’artigianato e i lavori basati sul “saper fare con le mani” saranno tra le professioni più ricercate del prossimo decennio».
Per cui: sì, il titolo che conteneva "civiltà di Montappone" era giusto.
Dopo i saluti del sindaco Mauro Ferranti, del vice Mario Clementi che ha proposto alcune sue ricerche, gli interventi del prof. Roberto Lampa dell'Università di Macerata, e del prof. Oronzo Mauro docente alla 24ORE Business School, sono stati di un livello elevatissimo quanto affascinante e ben formulato. Platea gremita e attenta.
Il prof. Lampa ha ricostruito le vicende storico-economiche del Distretto del Cappello, i punti di forza e quelli di debolezza. Già nel 1920, ha detto, Montappone poteva contare su 25 imprese e 60 distributori. I periodi successivi furono invece di crisi. Il Fascismo e la sua Quota 90 strozzarono le aziende.
Il prof. Mauro è partito dallo Scudo di Achille realizzatogli da Efesto, dalla lettura di quel manufatto che fu come un dizionario, una narrazione del saper fare, per giungere poi alle Presse per cappelli che trasmettono una civiltà. Parlando poi di Prometeo e della scoperta dei limiti umani, ha sottolineato la capacità della "cultura adriatica", e quindi montapponese, ad agire con gradualità, secondo limiti riconosciuti.
L'occasione era data dal dono fatto di tre antiche Presse per cappelli, fatta dalla famiglia Iommi Mariano, al Museo del Cappello.
A restaurare i tre pezzi preziosi ha pensato l'artista Sauro Cecchi, mentre a parlare della famiglia Iommi ha pensato l'imprenditore Carlo Forti e Donatella Iommi.
Interessante anche l'intervento del consigliere regionale Marco Marinangeli.
Serata conclusasi nel suggestivo Museo del Cappello

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