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Economia Arte Musica Letteratura. La lezione dei Benedettini farfensi. Da Santa Vittoria in Matenano alle Marche sud

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di Adolfo Leoni

fermo@vivere.it


Invitato dall'UCID del Fermano, domenica scorsa sono stato a Santa Vittoria in Matenano. Qualcuno dei presenti ha pensato che, trattando del monachesimo Benedettino, volessi parlare di fede, religione, riti. Invece, ho esordito parlando di... economia, delle piccole aziende agricole (le curtes), dei frantoi, dei mulini ad acqua, delle marcite, dell'enfiteusi e del laboritio (una sorta di mezzadria ante litteram). Di ciò che i benedettini farfensi, in questo caso, ci hanno lasciato come eredità spirituale: senso del lavoro.

Sino al 2012, il Fermano contava 23 mila aziende su 180 mila abitanti circa.

E ho parlato anche di scrittura: la famosa scrittura farfense di cui maestro fu Gregorio da Catino; del Ritmo di Sant'Alessio: il Ritmo marchigiano riguardante il santo omonimo molto venerato dai Benedettini, una composizione in metrica composta alla fine del Millecento per una sorta di sacra rappresentazione offerta al popolo. Un testo che costituisce una delle prime testimonianze della letteratura italiana. Dal Ritmo di Sant'Alessio siamo passati all'arte, alla scuola di fra Marino Angeli e ai suoi affreschi nell'Oratorio degli innocenti nella Chiesa della Resurrezione.

La conclusione è stata a tavola, ospiti delle monache del monastero di santa Caterina. Dove il cibo non sono solo le vivande per sfamarsi – anche - ma l'occasione di ritrovarsi intorno ad un tavolo per far comunità. E dove il cibo, specie il pane, è qualcosa di sacro.

Dimenticavo di aggiungere, tornando all'inizio, che i dirigenti di grandi aziende automobilistiche tedesche vanno periodicamente in monastero per ascoltare l'abate Anselm Grun che parla loro dell'organizzazione perfetta, cioè la Regula di san Benedetto.

Tutto quanto sopra per dire che il cattolicesimo ama la vita, ne apprezza ogni aspetto: artistico, musicale, culinario, letterario.

I monaci benedettini ce l'avevano ben chiaro. Noi un po' meno. E pure George Bernanos scriveva: «La fede non si perde. Cessa di informare la vita». Cioè di darle forma, in tutte le sue forme.

È forse tempo di uscire dalle sacrestie dove ci siamo rintanati?


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adolfo leoni




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