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Vogliono il green ma “pelano” le strade.


Si fa gran parlare di green, di difesa dell'ambiente, tra l'altro paradossalmente mentre si arma l'Ucraina di armi micidiali e poco nulla si compie per fermare l'invasore russo che di bombe ne sgancia a bizzeffe.
Se non fosse tragica, la situazione risulterebbe non certo seria.
Dai palazzi ben refrigerati belgi e francesi di un'Europa che non c'è, si auspica l'auto elettrica, la casa green, la pannellatura solare onnipresente e le margheritine lungo le strade. Tutto ottimo, tutto bene.
Solo che qualche passo avanti lo si potrebbe compiere facendo molto poco che risulterebbe però molto tanto.
Esempi? Alberi alberi e ancora alberi.
Dove? Dinanzi agli istituti scolastici. Ne abbiamo in mente diversi che sembrano la fortezza Bastiani del Deserto dei tartari.
O davanti alle sedi istituzionali dove oggi si troverebbe molto a suo agio Lawrence d'Arabia.
Oppure nelle piazze di recente costruzione, forse pensate più per la tintarella che per il passeggio o il gioco dei bambini.
O, ancora, lungo le nostre strade. Percorrete quella che da Fermo porta a Grottazzolina, sponda destra del Tenna: vi sfidiamo a trovare una pianta ai bordi; non va meglio l'altta sponda; ovvero quella che da Piediripa sale a Macerata; o la super strada per Tolentino o quella per Porto San Giorgio. Di verde alberato non c'è traccia.
Conosciamo già le obiezioni: gli alberi ai lati delle strade sono pericolosi per gli automobilisti. Ma se andiamo dietro a questa confutazione dovremmo abbattere tutte le case prospicienti l'asfalto, tutti i muretti delle autostrade, tutti i guard rail, tutti i segnali stradali compresi i semafori.
Torniamo al verde delle piante, invece, alla loro ombra e protezione.
Potrebbero ossigenarci prima di tutto il cervello.

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