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Sant’Elpidio a Mare: Contrada San Giovanni, per Recchioni “l’atteggiamento dell’Ente Contesa è incomprensibile. Ora attendiamo il giudice”.

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da Roberta Ripa

fermo@vivere.it


Continua la querelle sul commissariamento della Contrada San Giovanni. A esprimere le sue perplessità è il priore Renzo Recchioni, che spiega le ragioni dei suoi. L’attuale direttivo non è mai stato riconosciuto dal Commissario Alessandra Gramigna.

Continua quello che a Sant’Elpidio a Mare è ormai diventato il ‘caso San Giovanni’. A parlare è Renzo Recchioni, priore che, insieme al nuovo direttivo, è stato eletto ma mai riconosciuto dal commissario della Contrada nonché Presidente dell’Ente Contesa Alessandra Gramigna, poiché l’elezione sarebbe avvenuta sotto commissariamento e sarebbe da considerarsi, quindi, nulla. “Quando si hanno problemi interpretativi di norme, si ricorre al giudice” - inizia la nota di Recchioni e dei suoi, alludendo alla richiesta fatta dalla Contrada al Tribunale di Fermo di vagliare la legittimità del nuovo statuto approvato all’assemblea di dicembre 2022.

Al centro della contesa, opinioni discordi circa la modifica allo statuto: per il direttivo della Contrada, infatti, “si possono modificare norme associative statutarie sottoscritte dai soci dell’anno 2016, che nulla hanno a che vedere con le manifestazioni storiche, senza l’autorizzazione dell’Ente Contesa”; per l’Ente, invece, è necessaria la sua preventiva autorizzazione per ogni modifica dello statuto. “La contrada, che tra l’altro si è sempre dichiarata disponibile a effettuare e a partecipare alle manifestazioni storiche 2023, dopo aver convocato una legittima assemblea nel mese di marzo decideva comunque di applicare la normativa statutaria dell’anno 2016; ciò non è però bastato all’Ente Contesa del Secchio per ovviare al provvedimento di commissariamento arrivato nel mese di febbraio”, continua la nota di Recchioni, che ricostruisce così la vicenda.

“Non riusciamo a capire l’atteggiamento dell’Ente contesa”, ammette Recchioni, la cui nomina a priore è avvenuta proprio nell’assemblea di marzo tenutasi con il commissariamento già in corso. “Abbiamo a cuore le manifestazioni, esiste un gruppo dirigente legittimamente eletto e totalmente rinnovato, ma non siamo messi nelle condizioni di poter lavorare pur volendolo fare. Non siamo mai stati contattati dal commissario se non per diffide continue”, continua, spiegando anche di essersi rivolto al sindaco Pignotti affinché facesse da intermediario, ma che egli si è poi tirato fuori dalla questione.

E ora? “Alla contrada non resta che attendere serenamente la decisione del giudice che non ha ritenuto di sospendere il commissariamento per i motivi di urgenza di tipo economico che avevamo segnalato. Se si dovesse arrivare a novembre, data fissata per la precisazioni delle conclusioni nel merito, siamo comunque fiduciosi poiché in ogni caso la sentenza porterà chiarezza”, spiega il Priore; “Se la contrada non potrà liberamente decidere al suo interno allora sarà chiaro che non ha più ragione di esistere. Tutta la contesa, seppur finanziata anche con contributi pubblici, sarebbe di proprietà privata, una proprietà che potrebbe gestire anche la contrada di cui gestirebbe il tesseramento soci e da cui riceverebbe solo manovalanza. Sarebbe la fine del volontariato e dell’aggregazione sociale svolta dalle contrade”.








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