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Museo diocesano di Fermo. La Casula di Thomas Becket. Quando la storia riprende vita

3' di lettura 07/06/2023 - Metti una mattina di sole (mercoledì 7 giugno) e una classe di un terzo anno del liceo classico Annibal Caro di Fermo. Metti anche un gioiello preziosissimo ma poco pubblicizzato e dunque poco conosciuto come la Casula di Thomas Becket conservata nel Museo diocesano di Fermo. Metti, ancora, una insegnante di inglese innamorata della nostra e altrui storia: non a caso è stata allieva del gigante Febo Allevi. E metti infine un racconto letto dinanzi al paramento sacro, con l'avvertenza di ascoltare le parole e di guardare – non vedere – quel manto ricco, non solo di rifiniture d'oro e d'argento, ma di storie, volti, preghiere, drammi e speranze.

«Nove secoli sono passati – dice la voce narrate – da quell'omicidio. E noi siamo ancora qui a scrutare, sezionare, a cercare di comprendere quell'uomo...». Quell'uomo è Thomas Becket, anzi sir Thomas, già lord cancelliere di Enrico II e successivamente arcivescovo di Canterbury e Primate della Chiesa inglese.

«Era un giorno d'inverno: – continua la voce – il 29 dicembre del 1170, se non sbaglio. Faceva molto freddo. Fa spesso freddo in Inghilterra. La grande cattedrale di Canterbury era poco illuminata. Incutevano un qualche timore quelle arcate, quelle altezze, soprattutto quelle ombre...».

La stanza del museo è come se si trasformasse nel grande tempio inglese dove l'arcivescovo fu ucciso da quattro baroni.

Gli studenti ascoltano in silenzio, il loro sguardo si muove da colui che è la voce narrante al grande manto semicircolare, opera prima dell'oreficeria moresca di Spagna.

La voce recitante si trasforma in anima di colui che assistette alla tragedia: «Io c'ero quel giorno... L'arcivescovo Becket s'era fatto piccolo, diafano, trasparente, quasi un fantasma». Sapeva della condanna a morte. Vide i quattro baroni arrivare, sfoderare la spada, avvicinarsi per colpire. In un attimo, il primate d'Inghilterra rivide la sua storia: suo padre, sua madre saracena, sua moglie saracena, l'amicizia con il re, l'inimizia con il sovrano per la morte di Grace, amata figlia di Becket. E quell'ingiunzione scellerata che Enrico II emise, alticcio, in una serata di estremo tutto: toglietemi di torno quel prete. Ingiunzione poi ritirata. Il rimorso arriva troppo tardi.

I ragazzi ascoltano. Il manto che hanno di fronte è lo stesso che indossava Becket. Come un'evocazione, la storia si stacca dalle pareti e diventa viva. Accade ora, non nove secoli fa. Si materializza.

Mentre cade colpito al cranio, Thomas vede la Casula. Proprio quella che verrà inviata al suo amico Presbitero vescovo di Fermo, già suo compagno di studi a Bologna.

Re Enrico attende notizia della salvezza del suo vecchio amico: ha mandato un messo ad avvertirlo di fuggire. Gli giunge invece la notizia dell'assassinio attraverso la maledizione di suo figlio Riccardo Cuor di Leone, che «s'allontanava da suo padre e dal suo gesto di sangue».

La storia e i volti si riaccucciano nel manto, come riassorbiti. Sino alla prossima occasione.







adolfo leoni


Questo è un articolo pubblicato il 07-06-2023 alle 11:54 sul giornale del 08 giugno 2023 - 96 letture

In questo articolo si parla di cultura, adolfo leoni, articolo

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