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Toglieranno acqua dal Tenna. Il fiume rischia la secca perenne. Comunità in allarme

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di Adolfo Leoni

fermo@vivere.it


«Zitti zitti, piano piano... l'acqua del Tenna se ne va lontano». Esce di botto la rima, aggiustando un po' l'aria di una celebre opera quale il Barbiere di Siviglia. È ciò che capiterà al fiume che lega idealmente i monti Sibillini all'Adriatico. Due ex sindaci hanno lanciato l'allarme. Lando Siliquini già primo cittadino di Montefortino e Riccardo Treggiari idem per Amandola, alzano la voce. È mai possibile che la Ciip e tutti gli altri enti istituzionali decretino la captazione di una parte delle acque del Tenna senza che nessuno ne discuta? È mai possibile che gli attuali primi cittadini dei comuni che lambiscono il fiume se ne stiano così silenti? E le comunità locali già vessate come fossero grandi centri urbani debbano subire un'ulteriore deprivazione?

Treggiari è ricorso a un paradosso. Ha postato su facebook una vecchissima foto del sito dell'Acqua Gallo tra Montefortino e Amandola. Una ricchezza che non c'è più, così commentata: «Ho messo la foto per sensibilizzarvi e farvi prendere coscienza del fatto che stanno per portarci via un pezzo di fiume, proprio in quel punto del Tenna immediatamente vicino al sito della foto. Capteranno acqua dall'alveo per pomparla verso un potabilizzatore che costruiranno a valle del lago di Gerosa, per rilanciarla, poi, verso Ascoli e San Benedetto». Siliquini denuncia l'operazione che «Invece di trovare soluzioni adeguate come nuovi processi di desalinizzazione del mare, riparazione o sostituzioni delle condutture idriche colabrodo, e altri interventi, si preferisce la strada più semplice: togliere acqua di qua per portarla di là. Geniale». Entrambi gli ex sindaci dicono chiaramente che il progetto sarà una disgrazia per la valle del Tenna. Che fare? Svegliarsi, lanciare l'allarme, mobilitarsi da subito, prima che arrivino le ruspe. Il problema, fanno intendere, «non è per chi ha l'hobby della pesca....il problema è per la sopravvivenza di tutti noi». Primo passo, allora, è parlarne, far giungere la notizia a «tutti i cittadini, di tutti i paesi, fino alla foce in quel di Porto Sant'Elpidio». Resistenza, cioè!

Qualche secolo fa il Tenna era navigabile. Oggi certamente non più, ma accanto al fiume hanno realizzato parchi fluviali, possibilità di sviluppo turistico, una ippovia. Il fiume non è solo risorsa economica. È paesaggio, biodiversità, cultura. Che ne faremo di un tracciato secco abitato solo da bisce che si dissetano nelle ultime pozze? Ultimo passo di un territorio in semi abbandono.




adolfo leoni




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