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Come son belle le dame di Fermo! Cavalcata dell’Assunta: una sagra dell’amore. Parola di Dante Borsoni, bisnonno di Paolo Calcinaro

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di Adolfo Leoni

fermo@vivere.it


C'era una volta il sig. Dante Borsoni. Anzi: il maestro Borsoni, stimatissimo insegnante elementare. Era fermano. Era nato nel 1893, deceduto nel 1977. Una lunga carriera nella scuola. Aveva un grande amore: la sua città, la storia che in essa viveva, e che in essa si palesava nei palazzi, nelle chiese, nei selciati, nelle tre cerchie di mura. Ora tra mano, mi arriva un suo articolo pubblicato il 21 aprile del 1935 sul quotidiano Corriere Adriatico. Vi scrive de La Cavalcata a Fermo. Non si lagna, ma coglie le opportunità che la grande manifestazione religioso-civile d'agosto si possa riproporre. La Cavalcata era cessata da tempo.

Ne traccia un quadro molto preciso e attento, segno di approfondimenti culturali e soprattutto di gran passione. E lo fa con agile penna e con diversi passaggi poetici. Ricostruisce puntualmente l'evento. «Era l'omaggio – precisa – della devota gente picena all'Assunta che idealmente simboleggiava la donna amata, la regina del focolare domestico, il casto e puro angelo della famiglia. Una sagra dell'amor sacro...». Aggiungendo poi che «il fasto coreografico scioglieva nell'inno immortale alla opulenza della terra, ed al frutto del lavoro». La fiera libera, tra le più importanti del Centro Italia, era «il trionfo della ricchezza della terra, del lavoro agreste, del capolavoro dell'artigianato, del fasto e dell'ardimento consacrati all'Assunta... era un inno alla vita benedetta da Dio». Ma era anche «il ribollire del sangue della gioventù che per qualche giorno voleva godere la vita fuori delle mura della casa avita... La gioventù, e non solo la gioventù penso io, voleva godere in un tripudio di aria, di sole, di canti, di balli, di giuochi, di prodezze». Il maestro Borsoni racconta la processione, il torneo tra cavalieri, i tamburi, le trombe, le feste in piazza, e «la sagra dell'amore». La Cavalcata era anche l'occasione per concordare matrimoni, per l'incontro tra cavalieri e madonne, tra nobili uomini e donne dell'aristocrazia, tra popolani e popolane.

«Dicono che Fermo – scrive Borsoni – fosse sempre stata famosa per le sue belle donne. Infatti la fama resta ancora oggi...». Si stupirono delle nostre dame gli invitati al matrimonio di Bianca Maria Visconti con Francesco Sforza a Cremona. La bellezza delle dame: un dato non trascurabile. Tutto da riproporre.

Ultimo passaggio. Dante Borsoni era il bisnonno del sindaco Paolo Calcinaro. Che, da presidente della Cavalcata dell'Assunta, rende giustizia alle richieste dell'avo.




adolfo leoni




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