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Monte Vidon Corrado: Parlare senza aprir bocca nella mostra “Dialoghi” di Paolo Delle Monache

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di Danilo Monterubbianesi

fermo@vivere.it


La solitudine lascia un brusio, nei volti di terracotta e in quelli di carne. Inaugurata sabato 6 maggio, presso il Centro Studi e la Casa Museo Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado la mostra “Dialoghi” di Paolo delle Monache, attiva fino al 25 giugno 2023 e curata, oltre che dalla passione dell’artista, dalla direttrice del Centro Studi Daniela Simoni e dal critico, nonché parte del comitato scientifico del Centro, Nunzio Giustozzi.

“È una mostra basata su un impatto emotivo forte, sulla scoperta, sull’incontro”, ha affermato la direttrice durante la presentazione dell’evento, ringraziando il Comune, che si conferma un polo artistico d’eccellenza nazionale, lo Studio Copernico di Milano per i preziosi prestiti e soprattutto la dedizione e l’attenzione dell’artista, evidente nell’allestimento, esso stesso un’opera, simbolo del dialogo tra le sculture e lo spazio che le circonda, e con cui instaurano un rapporto viscerale. “Una volta entrato nella casa di Licini, mi sembrava di entrare nella mia vecchia casa studio; ho riconosciuto un vissuto”, ha detto l’artista, che ha visto quindi nascere l’esigenza di costruire un ponte con un grande maestro. “Un grande artista si vede quando raggiunge la stanza dello stile”, secondo Giustozzi, e se Licini questa stanza l’ha costruita, Delle Monache ne ha abbattuto le pareti è l’ha fatta sua.

Il sax di Enzo Balestrazzi ha accompagnato la prima visita, tessendo attorno alle opere un’atmosfera trasognata, meditabonda. Il titolo è estremamente rappresentativo: si tratta di costruire un dialogo su più piani, tra opere e persone, tra opere e luoghi, tra persone e luoghi. È un dialogo con cui si è costretti a fare i conti, da cui non si può scappare: i volti di terracotta, nella loro singolarità ed estraneità dal contesto del corpo, e lasciati in balia di sé stessi, esprimono sentimenti sfacciati, anche nella loro delicatezza. Sono ghigni, sguardi, sospiri di meditazione e solitudine, e ci costringono ad interrogarci, come un estraneo che si lamenta a gran voce per strada a cui siamo costretti a chiedere “come stai?”.

Paradossale è trasmettere fragilità dalla terracotta, così legata alla natura e all’eternità, e per questo stesso motivo è altrettanto paradossale renderla veicolo della solitudine, che prende anche volti in relazione fra loro, in una metafora fin troppo reale. Anche il bronzo, materia eterna per eccellenza, in alcune opere esposte, è precarietà: nessuna scultura è in equilibrio, concettuale o materico che sia.

Il dialogo con Licini è nella dimensione trasognata, onirica, nei cherubini, nei cieli. “Licini ha sollevato la linea dell’orizzonte”, ha detto Delle Monache citando un suo maestro, così da trasformare anche la terra in cielo, un cielo stellato, notturno, che fa da sostegno a molte opere, come ha fatto proprio l’insegnamento liciniano, prendendo per mano e guidando lo stesso artista. Nella notte di quelle volte celesti, le statue, come creature, dormono e sognano, e anche qui il sonno non è tregua, è un altro spazio di dialogo; così non è importante avere gli occhi sbarrati, socchiusi o serrati per quei volti, non possono smettere di esprimersi. Forse toccando il nostro animo saranno meno soli, e forse lo saremo anche noi.

Orari della mostra: sabato e domenica dalle 16:30 alle 19:30

Aperture in altri orari per gruppi e scuole su prenotazione al 334 9276790










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