x

Fermo a teatro: “La dolce ala della giovinezza”, un immotivato piattume emotivo

2' di lettura 22/12/2022 - Ieri sera al Teatro dell’Aquila di Fermo prima replica di “La dolce ala della giovinezza”, regia di Pier Luigi Pizzi, con Elena Sofia Ricci e Gabriele Anagni.

Di dolce c’è ben poco nella nota pièce di Tennessee Williams (e si sa), così come nell’adattamento cinematografico di Mel Brooks, e tutto il mondo apprezza entrambe le opere per la cruenta rappresentazione di un dramma emotivo, ma se c’è qualcosa che manca nella regia di Pizzi non è solo la dolcezza: in realtà manca tutto.

Mancano i tempi di cui la macchina teatrale ha bisogno per funzionare, che risultano a tratti troppo lunghi e in altri troppo concitati; manca la caratterizzazione dei personaggi, che invece si perdono dietro ad attori stanchi e disimpegnati; manca il fluido ruolo delle musiche, le quali, al posto di enfatizzare, spengono.

Elena Sofia Ricci interpreta Alexandra Del Lago, un’attrice hollywoodiana in declino che si rifugia nella compagnia di droghe e giovani amanti per sfuggire alla depressione, e di un amante in particolare, Chance Wayne (interpretato da Gabriele Anagni), un gigolò con il sogno infranto di fare l’attore.

Con molto rammarico, entrambi gli interpreti non sembrano presenti al loro personaggio. La recitazione passa da essere immotivatamente ansiosa, irrequieta e aggressiva, all’essere priva di emotività. Se ci eravamo affezionati (a ragione) a un Paul Newman dalle movenze precise e dall’emotività decisa, bisogna abbandonare l’idea. Il teatro non è cinema, e il ruolo della presenza attoriale in teatro viaggia sulla delicatezza del momento: in questo Anagni ci trascina a fatica.

Sensualità e buona presenza fisica sono virtù di cui Elena Sofia Ricci non può essere privata, tuttavia non sarebbe onesto parlare di un’interpretazione scevra di importanti sbavature. Tutto lo spettacolo è pervaso da un costante monotòno che copre qualsiasi accenno di emozione: non si ride, non si piange, non ci si immedesima, il rapporto con il qui e ora sembra essersi perso da qualche parte.

La prova d’attore dell’intero cast non risulta all’altezza di una drammaturgia sofisticata come quella di Williams, e purtroppo nemmeno la regia, seppur Pier Luigi Pizzi sia uno dei più stimabili maestri dello scenario teatrale italiano, ne esalta i dialoghi né il dramma della storia.

Il suo tocco è però riconoscibile nell’impeccabile disegno scenografico e nei costumi, perfettamente azzeccati per l’ambientazione e con un dignitoso impatto cromatico.

Cala il sipario tirandosi dietro molte perplessità e un saluto del pubblico che appare flebile e poco convinto.


   

di Marina Mannucci
redazione@viverefermo.it





Questo è un articolo pubblicato il 22-12-2022 alle 14:36 sul giornale del 23 dicembre 2022 - 3156 letture

In questo articolo si parla di spettacoli, articolo, marina mannucci

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve https://vivere.me/dJXi





logoEV
logoEV
qrcode