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Fermo, Av4: i medici invitano la popolazione a vaccinarsi. "Importante il richiamo. Anche i bambini vanno protetti"

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di Benedetta Luciani
redazione@viverefermo.it


«Il 100% dei nostri pazienti in terapia intensiva non è vaccinato. Questo produce delle complicazioni al sistema. Un solo paziente in più ci sta creando delle difficoltà. Il mio impegno è quello di garantire, comunque, le sedute operatorie e dare assistenza ai malati» così Grinta, il direttore di Area Vasta.

Accanto a lui, in conferenza stampa, il dott. Amadio, primario di malattie infettive, la dott.ssa Pieragostini, primaria di pediatria e neonatologia, il dott. Ciarrocchi del dipartimento di prevenzione e il dott. Rocchi, dirigente delle professioni sanitarie. Loro obiettivo indurre la popolazione a vaccinarsi.

«Con la nuova variante una persona può infettarne altre dodici, quindi potrebbe aumentare il numero dei soggetti positivi e, aumentando il numero, è facile che un numero di pazienti più alto dovrà ricorrere al Pronto Soccorso. Nei vaccinati il problema viene risolto in modo efficiente dal reparto di malattie infettive, nei non vaccinati, quello che osserviamo, è che anche i giovani finiscono in terapia intensiva. Ci sono anche quarantenni e cinquantenni e la degenza media è minimo di 10 giorni» afferma il direttore Grinta.

Amadio sta rivivendo lo stesso incubo dell’anno scorso, il personale è allo stremo, il reparto si sta riempiendo «e - dice - quello che fa male è che su 22 ricoverati che ho 14 sono non vaccinati. Senza contare quelli in rianimazione, tutti non vaccinati. Potevamo evitarlo: con il vaccino probabilmente non sarebbero arrivati al ricovero e alla terapia intensiva. Se il diabetico o un cardiologico non prende la sua compressa ne paga lui le conseguenze, ma quando parliamo di una malattia infettiva, che si trasmette, se uno non adotta tutte le precauzioni necessarie per non prendere la malattia fa del male a se e agli altri. Molti di questi ricoveri potevano essere evitati, e se noi riempiamo l’ospedale di pazienti Covid anche i non Covid ne pagano le conseguenze» dice, temendo la variante Omicron.

Anche i bambini, secondo la dott.ssa Pieragostini, devono essere vaccinati. Riporta un dato preso dagli ospedali pediatrici sentinella: «Dal 14 al 21 dicembre c’è stato un aumento del 96% dei ricoveri pediatrici per positività al Covid. L’80% è figlio di non vaccinati, perché il non vaccinarsi da adulto si ripercuote anche sulla salute dei piccoli. La società italiana di pediatria è favorevole alla vaccinazione, tutti i pediatri sono favorevoli. Non si deve pensare che se non hanno una sintomatologia importante non avranno problemi poi: ci sono bambini che sono stati paucisintomatici ma che adesso stanno manifestando problematiche agli organi importanti» dice.

«Il vaccino funziona se oltre il 95% della popolazione è vaccinata» sottolinea Ciarrocchi. Altro problema sottolineato dal direttore: il decadimento molto rapido dell’immunità anticorpale. «I richiami sono importanti, è vero che il vaccino stimola anche un’immunità di memoria ma le cellule di memoria entrano in azione con ritardo e noi abbiamo bisogno di anticorpi pronti». Infine il richiamo alle misure di protezione individuale: «per mitigare la diffusione virale è importante indossare la mascherina e mantenere il distanziamento». Sulle accuse al mancato tracciamento replica così: «mentre nella fase inziale della pandemia il virus si diffondeva all’interno delle famiglie, ora la diffusione è ambientale, ci si contagia perché facciamo le feste, siamo in tanti, e tutti giriamo. Se dove sta la movida ci sono 5.000 persone, che tracciamento vogliamo fare? Diventa impossibile».

Uno sguardo, infine, sul nuovo vaccino: Novavax. «Da un punto di vista antigenico è uguale al vaccino che stiamo utilizzando, cambia solo il sistema di produzione, a DNA ricombinante, come per il vaccino contro l’epatite».

La stanchezza degli operatori sanitari è tanta. Lo rimarca il dott. Rocchi. «Vanno sostenuti in attesa che il modello organizzativo venga affinato. Il cittadino deve essere sereno nel rapporto con gli operatori sanitari, che hanno bisogno di maggiore comprensione. I professionisti - rimarca - stanno dando il massimo».








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