comunicato stampa
Fisco Fermo: una media di 18mila euro di reddito, è il valore più basso delle Marche


L’82,9% dei redditi dichiarati ai fini IRPEF è costituito da redditi da lavoro dipendente e da pensione, dunque lavoratori e dipendenti si accollano il carico maggiore di imposte dirette.
I redditi medi dei marchigiani sono inferiori sia alla media nazionale (21.853 euro) che alla media delle regioni del Centro (22.061 euro). Nella graduatoria delle regioni italiane, le Marche si collocano al 12° posto e ultime delle regioni del Centro.
In tutte le province marchigiane, i redditi medi sono inferiori alla media delle regioni del Centro e anche alla media nazionale. A Fermo, si registra il valore più basso con 18.954 euro, pari a
+ 1,7% rispetto al 2018; Ancona è la provincia dove si registra il reddito medio più elevato, con 21.768 euro, seguita da Pesaro Urbino con 20.609 euro, Macerata con 20.025 euro e Ascoli Piceno con 19.394 euro. Nell’area interna del Fermano, invece, il reddito medio complessivo è pari a 16.766euro
Per quanto riguarda le diverse tipologie di reddito emerge che nella provincia di Fermo il reddito medio da lavoro dipendente ammonta a 17.728 euro, anche questo è il più basso delle province marchigiane, a fronte di una media regionale di 19.419 euro: redditi bassi che evidenziano il forte peso del lavoro povero.
Il reddito medio da pensione risulta essere di 14.853 euro ed è il valore più basso nelle Marche (17.073 euro medi).
Il reddito medio da lavoro autonomo ammonta a 46.569 euro, anche questo è il più basso nelle Marche dove la media è di 53.566 euro,. E questo nonostante il reddito da lavoro autonomo sia aumentato del 20,2% rispetto al 2018, una percentuale comunque inferiore a fronte di quella delle altre province e anche delle Marche. Le spettanze dichiarate dagli imprenditori (solo i titolari di ditte individuali) sono di 21.918 (20.573 euro annui le medie regionali), i redditi da partecipazione ammontano a 15.160 euro (15.674 euro). Per i fabbricati vengono dichiarati mediamente 1.177 euro (1.103 euro).
Secondo Alessandro De Grazia, Segretario generale della CGIL di Fermo, i dati elaborati dall’Ires evidenziano in maniera inequivocabile che, nel nostro territorio, serve una grande operazione redistributiva, attraverso lo strumento della contrattazione a tutti i livelli. In particolare quella aziendale perché, mentre sulla contrattazione territoriale, nello specifico quella sui bilanci comunali, siamo un’eccellenza sia a livello regionale che nazionale, con una copertura della popolazione provinciale che supera il 70%, sul fronte della contrattazione aziendale di secondo livello la nostra è la provincia con la percentuale più bassa. Contrattare in tempi di crisi può apparire paradossale, ma contrattare non vuol dire solo salario. Vuol dire contrattare l’organizzazione del lavoro, gli orari del lavoro, la gestione delle ferie, in parole povere rendere partecipi delle scelte aziendali, attraverso la contrattazione, la principale risorsa delle aziende le lavoratrici ed i lavoratori. Poi, dove le condizioni lo permettono e nella nostra provincia sono tante le aziende dove c’è margine, visto che non tutte le aziende sono in crisi, anzi alcune proprio per effetto della pandemia hanno prodotto utili, bisogna avere una visione diversa del passato e definire progetti aziendali condivisi che, a fronte del raggiungimento di obiettivi, riconoscano alle lavoratrici e lavoratori un sistema premiale.
Occorre inoltre agire sulla leva delle riforme, in primis quella fiscale secondo i dettami costituzionali quindi, una riforma che sia equa e progressiva, che alleggerisca il carico fiscale su lavoro dipendente e pensioni e, senza che qualcuno si scandalizzi, introduca una tassa sui grandi patrimoni. Questa riforma dovrà chiaramente andare di pari passo con una vera lotta all’evasione fiscale. Oggi gli strumenti tecnologici, ed in prospettiva gli investimenti sulla PA che il Pnrr prevede, consentiranno di poter arginare questa piaga, consentiranno di recuperare evasione fiscale ed elusione contributiva, ma occorre innanzitutto la volontà politica. In tal senso, la scelta di bloccare il cashback, per esempio, non è un segnale positivo che la politica da al paese, al contrario incentivando l’utilizzo dei contanti, con il venir meno di quella misura, si favorisce l’evasione. Siamo un po' stufi di essere cenerentola delle marche su tutto, salari, pensioni, sanità, infrastrutture, pil, export, ecc..ecc… serve una svolta in questa provincia, usciamo dalla logica dell’autosufficienza, dei campanili e costruiamo un grande progetto di rilancio economico, sociale, culturale, produttivo ed occupazionale che dia la giusta immagine di un territorio capace di esprimere grandi potenzialità.

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