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Porto San Giorgio, Alessandra Nibbi e il suo amore per l'Egitto.


Figlia di genitori fuggiti dall'Italia per l'instaurarsi del ventennio fascista, nel 1928, a soli 5 anni, la Nibbi e la sua famiglia si trasferiscono dall'altra parte del mondo, in Australia, dove Alessandra studierà e si diplomerà presso il conservatorio di Melbourne come soprano. Per la prima parte della sua vita svolgerà il ruolo di insegnante di lingua e letteratura inglese fino al 1947, anno in cui l'intera famiglia, a guerra finita, tornerà in Italia.
Nel viaggio di ritorno, la Nibbi attraverserà il Canale di Suez, dal quale avrà modo di visitare il complesso egizio delle Piramidi, venendo travolta dallo splendore di quelle rovine. Dalla visita nascerà un amore sviscerato, se non una vera e propria ossessione, nei confronti dell'antico popolo egizio, al punto di iscriversi ai corsi di archeologia presso l'Università di Perugia, studiando con un luminare dell'archeologia, l'etruscologo Massimo Pallottino. Durante il suo periodo italiano, la Nibbi metterà su famiglia sposandosi e dando alla luce un figlio, e nel '65 otterrà anche una laurea in lettere presso l'Università di Firenze, all'età di 42 anni. Costretta però a lasciare l'Italia, la Nibbi si trasferirà definitivamente ad Oxford dove continuerà ad insegnare, oltre che a portare avanti i suoi studi sull'Egitto.
Cruciale sarà la sua teoria, all'epoca rivoluzionaria, sui popoli del mare, secondo cui la loro identificazione deriverebbe da una non corretta traduzione linguistica della grande iscrizione di Karnak. Se la tesi ufficiale affibbiava infatti la provenienza di questi popoli del mare al Mar Mediterraneo, in particolare all'Egeo, la Nibbi ebbe modo di constatare che il mare citato dalle iscrizioni e il verde che colorava le sue sponde fosse in realtà la sola foce del Nilo. Osteggiata dal mondo accademico per la sua teoria sconvolgente, Alessandra pubblicherà nel 1972, a sue spese, un saggio dal titolo The Sea-Peoples: A Re-examination of the Egyptian Sources, che segnerà l'inizio di una produzione di vari testi nel corso degli anni successivi, arrivando a fondare nel 1985 la propria rivista indipendente Discussions of Egyptology.
Uno dei primi e dei pochissimi che all'inizio sostennero i suoi studi, sarà il professore egittologo Claude Vandersleyen, il quale, alla morte della Nibbi avvenuta nel 2007 ad Oxford, dirà nel suo pensiero di cordoglio apparso sulle pagine del paper del Griffith Institute dell'Università di Oxford:
From choice, she chose to grapple with questions called insoluble, where her mind, freed from all obstructions, her unblinkered eyes, followed ways that were unfrequented but always fruitful. “Libera di scegliere, ha scelto di misurarsi con domande definite senza risposta, nelle quali la sua mente, liberata da qualsiasi tipo di impedimento, la sua vista senza paraocchi, hanno seguito vie poco battute ma sempre proficue”.

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