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Di cucina e di letteratura


Giuliano Brenna è nato a Tradate nel 1966. A lungo si è coricato di buon’ora, tant’è che quando ha incontrato Proust se n’è lasciato subito rapire e n’è nato un amore per certi versi simbiotico e smodato che continua tutt’ora. Tra le due passioni della sua vita, la cucina e le lettere, ha scelto la prima per sostentamento materiale e la seconda per quello del cuore. Con Roberto Maggiani ha fondato la rivista letteraria libera LaRecherche.it, e cura la collana di e-book “Libri Liberi”; in generale quel mare agitato che garrisce sotto le insegne della narrativa e lambisce il quieto porto de LaRecherche.it passa sotto il suo binocolo scrutatore. Ama leggere e talvolta tradurre dal francese, in particolare la poetessa Anna de Noailles, sue traduzioni sono pubblicate sulle riviste “Testo a Fronte”, “Poeti e Poesia”, “L’immaginazione”, “Le reti di Dedalus”, “Formafluens” e “LaRecherche.it”. Difficilmente si lascia andare allo scrivere, ha tuttavia pubblicato due e-book di racconti: “Ricette in brevi storie” e “Luoghi comuni” e il romanzo “Briscoe Hall”. Ha curato le antologie: “Le vie di Marcel Proust”, “Conversazioni con Proust”, “Da Illiers a Cabourg”, “Salon Proust”, “L’Orto Botanico di Monsieur Proust”, “Una cena al Ritz”, “Treni”, “Proust n. 7 – Il profumo del tempo”, “Cherchez la femme”, “Una notte magica” e “Quarantena a Combray”.
È vicepresidente e giurato del Premio letterario “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”.
Vincitore dell’edizione 2018 del premio letterario “Città di Conza” nella sezione racconto breve.
Da giugno 2020 collabora con la casa editrice Il ramo e la foglia edizioni.
1. Tre aggettivi con cui ti descriveresti.
Credo che il primo aggettivo che possa in qualche modo descrivermi è curioso: da questo ha origine il mio percorso. La curiosità che mi ha spinto a scoprire se esistevano altri gusti e sapori, oltre quelli abituali che trovavo nel piatto, è ciò che mi ha spinto a diventare cuoco. La curiosità di scoprire altri mondi mi ha spinto verso la lettura ed è stato subito un grande amore caratterizzato dal desiderio di leggere sempre qualcos’altro, di continuare a esplorare nuovi mondi affascinanti. Da questo origina il secondo aggettivo: generoso, di tutto quello che la curiosità mi porta a scoprire tendo a fare dono agli altri. Per finire, sono un grandissimo disordinato, amo ciò che è ordinato e preciso ma non so riprodurlo perché sono perennemente in un cantiere caotico in cui tutto quel che mi serve sta attorno a me ma fuori schemi prefissati.
2. Che cosa ti ha condotto nella città eterna?
Una combinazione tra l’aver letto il pasticciaccio del Gadda e un’inserzione su un quotidiano vista leggendo il giornale sulla spiaggia, due idee piuttosto oziose che mi hanno portato a Roma “per massimo sei mesi”, come mi sono ripetuto per svariati anni. Direi che quello che mi ha trattenuto a Roma è stato il particolare colore del cielo.
3. Com’è nata la tua passione per la cucina?
Come accennavo nella prima risposta è stata la curiosità, mi sono chiesto se oltre le cose (buonissime tra l’altro) che mi cucinava mia madre ce ne fossero altre, i sapori erano quelli o ce n’erano di diversi e poi, era possibile combinarli in modi nuovi come le parole in un testo o le note in una partitura? La risposta ovviamente è sì ma la ricerca non si è mai fermata.
4. Come sei riuscito a coniugare tale passione con la letteratura?
Cucinare è combinare elementi per raccontare una storia, così come per la letteratura.
5. A cosa è dovuto il tuo interesse per l’opera di Marcel Proust?
Mi ci sono avvicinato un po’ per caso, uno di quei consigli buttati lì durante una cena con amici, e sin dalle prime pagine me ne sono innamorato perdutamente. L’interesse credo sia legato alla bellezza dello stile e alla profondità della narrazione. Come se nella Recherche ci fosse racchiuso tutto il mondo; quel mondo che da bimbi si sogna di visitare in mongolfiera o a bordo di una nave, in realtà l’ho ritrovato fra le pagine di Proust, ed è un viaggio che ancora non si è concluso. Inoltre, le molteplici chiavi di lettura, i riferimenti nascosti nel testo, i continui rimandi, le supposizioni, ne fanno un testo inesauribile.
6. Se dovessi raccontare la Recherche attraverso delle parole chiave, quali sceglieresti?
Anche se quello della sintesi non è un dono che mi appartiene direi: immensa, incessante, leggera, profonda e, concedetemelo, bellissima.
7. Se la Recherche fosse un piatto, quale sarebbe?
La Recherche più che un piatto è un intero menu vista la molteplicità dei suoi aspetti, tuttavia, se vogliamo trovare un piatto simbolo per l'intera opera sceglierei il famoso Bue freddo con le carote che Françoise prepara per la cena con il marchese di Norpois:
"E fin dal giorno prima Françoise, felice di dedicarsi a quell'arte della cucina per la quale aveva certo un dono, stimolata dall'altra parte dall'annuncio di un convitato nuovo, e sapendo di dover comporre, secondo metodi noti a lei sola, una galantina di bue, viveva nell' effervescenza della creazione; siccome attribuiva un'importanza estrema alla qualità intrinseca dei materiali che dovevano entrare nella fabbricazione della sua opera, andava lei stessa ai mercati a farsi dare i più bei quarti di lombo, di stinco di bue, di zampa di vitello"
8. Com’è nata l’idea di fondare la rivista letteraria online LaRecherche.it?
È nata dall’idea di offrire a tutti una possibilità di essere letti e supportati nel percorso della scrittura. L’origine di questo sta nel rifiuto che Gide, per conto di Gallimard, oppose a Proust il quale, senza l’aiuto di un piccolo editore che ha creduto in lui, Grasset, forse sarebbe rimasto inedito per anni.
9. Come hai scoperto Anna de Noailles e com’è stato tradurre le sue poesie in italiano?
Anna de Noailles fu una grande amica di Proust, da Marcel a lei il passo è stato breve. L’idea di tradurre le sue poesie mi è venuta per la bellezza dei testi, e per una mia inclinazione verso gli autori parnassiani, inoltre il particolare intreccio che fa dei temi della natura, dell’amore e della morte la rende molto affascinante. La sua sembrerebbe una visione sorpassata del mondo ma in realtà è attualissima, per certi versi potrebbe essere stata una delle prime voci a parlare di ecologia. Il lavoro di traduzione è stato piuttosto complesso a causa della delicatezza del tratto della de Noailles, a volte sembra di aver a che fare con la corolla di un fiore, basta poco a sciuparla maneggiandola. Anche l’andamento melodico dei testi, a volte in rima altre più libero, non è semplice da riprodurre per le ovvie differenze tra le lingue ma anche per il particolarissimo timbro che cela, in certi giri di frasi apparentemente semplici, molteplici significati.
10. Qual è la poesia di Anna de Noailles che preferisci?
questa è una domanda complessa, tra le mie preferite direi "Spero di morire", malgrado possa sembrare dal titolo un componimento di rassegnazione, o intriso di sentimenti di morte in realtà è una poesia molto soave e leggera, di un animo che non teme la morte ma la attende come naturale evoluzione della vita, il compimento di un ciclo. Sovente Anna de Noailles invoca la morte come un ritorno alla natura, il giacere fra le radici degli alberi e dare loro nutrimento, simboleggiando con questo l'eterno ciclo degli esseri viventi, la stretta simbiosi fra uomo e natura. Inoltre sottolinea la calma rassegnazione di chi sa di aver vissuto pienamente e se ne può andare senza rimpianti o rimorsi.
Le prime due quartine:
Spero di morire d’una morte lenta e forte,
che il mio spirito avvicinerà dolcemente
come si vede una suora socchiudere una porta,
che vi viene a cercare e sorride semplicemente.
Io le dirò: vieni, cara morte, ti amo,
dopo i miei lunghi viaggi, ecco i tuoi nobili giochi.
Ho a lungo rifiutato il tuo supremo soccorso,
poiché se il corpo è stanco, lo spirito è coraggioso.
11. Come definiresti Briscoe Hall, il tuo romanzo d’esordio?
Sotto l’apparente aspetto di una novella vittoriana un po’ spinta ho voluto parlare di temi piuttosto importanti e decisamente attuali, primo fra tutti la discriminazione e la divisione sociale e fra classi che, malgrado tutto, continua a essere ben presente, anche se con dinamiche mutate. Se dovessi definire in un breve slogan Briscoe Hall (sia il personaggio sia il libro) lo definirei un bel ragazzo con la testa sulle spalle.
12. Che scrittore pensi di essere?
Non penso di poter essere definito uno scrittore, credo di avere delle storie da raccontare e mi piace farlo con le parole.
13. Cuoco, redattore, traduttore e scrittore. Qual è il ruolo in cui ti senti più a tuo agio?
Quando posso lavorare su degli elementi e dare loro una forma compiuta, quando posso raccontare una storia, sviluppare un’idea, dar vita a qualcosa che possa piacere mi sento a mio agio, e questo può avvenire cucinando, ma anche lavorando su di un testo, scrivendo o traducendo, sono tutte storie da raccontare.
14. Qual è il tuo motto?
Una frase di William Faulkner: Il sapere, non la sofferenza, ricorda mille strade violente e solitarie.

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