I numeri dello smart working in Italia e le principali difficoltà dei lavoratori da casa

Tuttavia, accanto a questi vantaggi in molti hanno dovuto anche fare i conti con numerose difficoltà: isolamento, alienazione, difficoltà a concentrarsi e aumento delle ore di lavoro. Secondo recenti indagini di settore, oggi la quota di lavoratori che lavorano da remoto sfiora quasi il tetto delle 2 milioni di unità, più del doppio rispetto a due anni fa.
Il fenomeno in Italia e le ripercussioni sui lavoratori
La pandemia ha chiaramente avuto un forte impatto sul fenomeno dello smart working: lo si capisce analizzando i numeri e inquadrandoli in una determinata cornice temporale. Nella fattispecie, durante la prima parte del 2020 il 14% dei lavoratori ha svolto la propria professione da casa a causa del lockdown scattato nel mese di marzo. Considerando il dato dell’1,5% del 2019, si capisce sin da subito quanto la pandemia sia stata decisiva nel determinare un deciso salto in avanti. Naturalmente un cambio così radicale di abitudini ha avuto delle ripercussioni su tutti i lavoratori, soprattutto sulle persone abituate alla vita in ufficio o comunque a un contatto diretto con il pubblico, i clienti e i colleghi. Non sempre queste ripercussioni sono state positive, ma conviene comunque partire dalle buone notizie: lo smart working ha permesso di trascorrere più tempo insieme ai propri cari, organizzandosi meglio il lavoro e spesso aumentando addirittura le performance.
Le difficoltà dovute al lavoro da casa
Non c’è rosa senza spine e lo smart working non fa ovviamente eccezione. Lo spiegano i diretti interessati, secondo i quali questa modalità si è spesso scontrata con la mancanza degli strumenti tecnologici adatti. Per quanto possa sembrare scontato ai più, ancora oggi in Italia ci sono delle zone in cui la connessione a internet scarseggia. Per fortuna a risolvere il problema sono intervenuti attori specializzati nelle telecomunicazioni, come Linkem ad esempio, che propongono abbonamenti con internet illimitato anche in zone non coperte dalla linea telefonica. Oltre all’accesso alla rete, a porre problemi è stata anche la mancanza di un’attrezzatura adeguata, nel caso ad esempio di computer, stampanti, scanner, etc. Ma le conseguenze negative non si fermano qui, perché accanto a quelle materiali bisogna considerare anche quelle di natura psicologica. L’isolamento domestico e la riduzione al minimo dei rapporti sociali, oltre all’impossibilità di avere un rapporto diretto con le persone, hanno provocato ansia e frustrazione. Senza considerare che lo smart working ha costretto molti italiani a modificare radicalmente le proprie routine lavorative e ogni cambiamento porta sempre un senso di spaesamento.
Se per un verso quindi il lavoro agile ha portato dei benefici, non sono mancati i problemi: poiché con molta probabilità questa modalità di lavoro sarà destinata a proseguire anche oltre l’emergenza, bisognerà trovare delle soluzioni a lungo termine.

Questo è un articolo pubblicato il 25-02-2021 alle 16:24 sul giornale del 25 febbraio 2021 - 36 letture
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