Covid e mondo della calzatura: testimonianze di un settore che soffre ma non molla

4' di lettura 06/02/2021 - Fiere in presenza vietate fino al 5 marzo 2021. Ma, anche dopo tale data, tante e tali restano le incertezze da spingere le fiere della moda di Milano a rinunciare agli eventi fisici programmati, compreso il MICAM, il salone internazionale delle calzature, inizialmente programmato per il 21, 22 e 23 marzo.

L’afflusso di buyer da tutto il mondo non sarebbe stato possibile, viste le restrizioni sanitarie, di viaggio e di trasporto; per questo, nelle prossime settimane, saranno attivate delle iniziative digitali. «L’adesione l’avevamo data anche per questa edizione, poi è arrivata la comunicazione: niente Micam. Comunicazione del tutto prevedibile» afferma la signora Loriana Alessandrini che, insieme con suo marito Danilo Verdecchia, è titolare del calzaturificio Rosellina, presente a Porto Sant'Elpidio da oltre 60 anni. Per Rho sarebbe partito anche Riccardo Cesetti del calzaturificio Fiorangelo di Falerone, marchio presente dal 1976. «A quello di settembre non sono mancato: il Micam è sempre stato un punto di riferimento» dice. I buyer anche allora erano stati pochi, «ma - spiega Cesetti - la mia è una clientela molto diversificata e i clienti che mi hanno detto che sarebbero venuti lo hanno fatto; con la Russia, invece, ho recuperato dopo, tramite canali digitali» conclude, approfittando per ringraziare la Camera di Commercio e la Regione Marche per i contributi e l'affiancamento.

Per tirare avanti si cercano soluzioni. Una è la digitalizzazione, sulla quale tanto si è investito. «Ci siamo messi al passo coi tempi, come avevamo già in programma di fare, con piattaforme b2b (rivolte al negoziante) e con un’area riservata sul nostro sito, per prendere gli ordini» dice Cesetti. «Piattaforme - afferma però la Alessandrini - che, se fino a qualche tempo funzionavano, ora un po’ meno: sono pochi i clienti che ci contattano, e quelli che lo fanno si informano solo, rimandando l’affare a quando tutto sarà tornato come prima» spiega, sottolineando anche, oltre alla mancanza dei buyer da tutto il mondo, quanto, per un calzaturificio come il suo, vendere online sia complicato: «scarpe come le nostre, di un certo prezzo e con il tacco 100 anche, andrebbero viste e provate».

Il settore soffre, e soffre da tempo. Col Covid la mazzata finale. Damiano Chiappini, artigiano calzolaio da generazioni, sono 42 anni che crea calzature su misura, interamente a mano. «La richiesta non è quella di un tempo, i ragazzi oggi sono totalmente diversi, è cambiata la mentalità; poi, adesso, la gente fa a meno, e anche l’amatore ne compra meno di scarpe» dice.

Sempre a Montegranaro, alle prese con l’artigianato artistico, c’è Claudio Marini. Di questo lui è consapevole: «al giovane di oggi, la scarpa fatta a mano, se non è “attuale”, non riesci a venderla. Dire scarpa artigianale non basta: essa deve distinguersi, avere quel qualcosa in più che la faccia spiccare» afferma, e a far spiccare le sue creazioni sono le anticature realizzate a mano. La troppa burocrazia e l’assenza di tutela, sono le cose che Marini lamenta. «La mia non vuol essere una guerra tra poveri - chiarisce - ma si parla sempre di ristoratori, che non hanno incassato, ma noi artigiani che tutele abbiamo? - afferma. Lavoriamo materie prime, paghiamo l’operaio e il terzista, poi mille problemi, tra chi chiede sconti e chi non ritira affatto».

Nonostante il presente, tutti loro guardano al futuro, provando a essere ottimisti. Confida nei vaccini la signora Alessandrini, che in 40 anni nel mondo della calzatura, dopo che il padre le ha passato il testimone, di crisi ne ha viste tante, come quella dopo il crollo delle Torri Gemelle, che lei menziona, «ma nessuna è stata come questa, la luce in fondo al tunnel, in precedenza, l’abbiamo vista sempre». Secondo Cesetti la gente tornerà a fare acquisti, «perciò bisogna ristrutturarsi e farsi trovare pronti, ma urgono aiuti concreti» sostiene. Lui guarda fuori dall’Italia, «dove - riferisce - il Made in Italy è molto ricercato e, per questo, andrebbe valorizzato».


di Benedetta Luciani
redazione@viverefermo.it





Questo è un articolo pubblicato il 06-02-2021 alle 21:59 sul giornale del 08 febbraio 2021 - 482 letture

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