Il 4 novembre al tempo del Covid: il racconto del Generale Donnari dedicato ai ragazzi della Borgata Paradiso ( 4/11/1918)

4' di lettura 03/11/2020 - un fatto di “piccola storia” quella meno nota , non scritta nei testi scolastici, ma non per questo meno nobile, anzi forse più toccante della “Grande Storia”- Un atto di puro eroismo.

“In quasi mezzo secolo di servizio alla Patria, non ricordo un “4 novembre” così mesto e sotto tono. Il Covid 19 ha tolto la possibilità di celebrare con i cittadini - come si suol dire, “in presenza” - un anniversario di portata epocale, la Festa dell'Unità d'Italia e delle Forze Armate. Epocale perchè la vittoria italiana, e solo italiana, nella battaglia di Vittorio Veneto, unica decisiva vittoria sul fronte occidentale, mentre gli altri eserciti alleati erano ancora impantanati sulla Marna, causerà il definitivo crollo degli Imperi Centrali. L'Esercito Italiano, che ne fu l'artefice, versò nella Grande Guerra un enorme tributo di sangue: 680.000 caduti, 1 milione di feriti e mutilati".

Queste le parole di Anselmo Donnari, Generale della Riserva e cittadino montegiorgese, uno dei protagonisti della Commemorazione che, tradizionalmente si tiene davanti al Monumento dei Caduti a Montegiorgio, ma che quest’anno, causa Covid, non potrà essere celebrata.

“Se fosse stato possibile quest’anno nel mio intervento avrei raccontato un fatto di “piccola storia” quella meno nota, non scritta nei testi scolastici, ma non per questo meno nobile, anzi forse più toccante della “Grande Storia”-dice- quella dei “ ragazzi della Borgata Paradiso” (così come li chiamò il poeta D'Annunzio), gli ultimi caduti di questo immane conflitto: sei giovani vite (classe 1899) immolatesi pochi istanti prima che entrasse in vigore l'armistizio, alle ore 15 del 4 novembre 1918. Il Vate celebrerà il loro eroismo con un appassionato discorso: “.....essi erano inebriati dall'ansia di spingere la vittoria quanto più lontano........Potevano vivere e incoronarsi. Vollero incoronarsi e morire................” .

Non potendolo fare " in presenza", Il Generale Donnari vuole comunque dare spessore alla ricorrenza del 4 novembre, raccontando brevemente quello che definisce “ un atto di puro eroismo”.

“Era il primo pomeriggio del 4 novembre 1918. La sera prima a Villa Giusti (PD) i plenipotenziari austriaci avevano firmato la resa, che sarebbe divenuta effettiva il giorno successivo alle ore 15.

Subito dopo il Comando Supremo, per sfruttare a pieno il successo di Vittorio Veneto, aveva diramato l'ordine di accelerare la marcia affinchè l'armistizio ci cogliesse quanto più vicino possibile al vecchio confine. Un ordine preciso e perentorio: “ E' indispensabile approfittare della demoralizzazione del nemico spingendo avanti quanto più possibile, con marcia rapida, le nostre truppe più avanzate. Domani, la 23^ Divisione preceduta dai cavalleggeri del Reggimento Aquila punti su Gradisca..............”

E così, mentre in Trentino gli austro-ungarici risalivano le valli incalzati dalle nostre truppe, nella pianura friulana i reparti celeri volavano verso l'Isonzo.

Ma alla Borgata Paradiso – un agglomerato di case contadine sulla via per Palmanova – un centro di resistenza nemico sbarrava la strada agli arditi dell'8° Reggimento Bersaglieri. Erano le 14.45 ; un reparto magiaro si era ritirato e consolidato al trivio di Paradiso, al termine del rettilineo che attraversava la borgata. Viene deciso l'intervento della Cavalleria.

Il Cap. Grilli, accorso alla testa di uno squadrone del Reggimento Aquila, verrà udito borbottare

“ Siamo a Borgata Paradiso. Sarà questo il nostro Paradiso? “ e lanciò la carica. Se avesse guardato il suo orologio avrebbe notato che mancava una manciata di minuti allo scoccare dell'armistizio. Ma non ne sentì la necessità.

I bersaglieri racconteranno di essersi gettati a sinistra e a destra della carreggiata per lasciar passare quel turbine al galoppo che scompariva in fondo al rettilineo tra il crepitare di mitraglia. Qualche istante ed echeggiò uno strano suono di tromba: il segnale austriaco dell'armistizio. Un nostro velivolo, con il tricolore fluente dalla carlinga, comparve sulla scena; emise un lungo suono di sirena: la guerra era finita.

Sul selciato giacevano esamini: il Ten. Augusto Piersanti (accanto al suo cavallo colpito a morte), il Ten. Achille Balsamo di Loreto, il Caporale Giulio Marchesini, i cavalleggeri Carlo Sulla, Giovanni Quintavalli e Giovanni Biancherini, tutti ragazzi diciannovenni dell'ultima leva, gli eroi di Paradiso”.

“Su questo episodio, ultimo attacco e ultima carica di una lunga guerra, potremmo riflettere a lungo e, forse, affiorerebbero varie dietrologie e molti perché- conclude il Generale- Ma quali che siano le considerazioni possibili, di certo, “i ragazzi della Borgata Paradiso” risplendono come un simbolo indelebile della Grande Guerra, un fulgido esempio del dovere compiuto fino all'ultimo istante: seguirono la Bandiera, obbedirono agli ordini, non si posero domande....e non guardarono l'orologio”.






Questo è un articolo pubblicato il 03-11-2020 alle 16:49 sul giornale del 04 novembre 2020 - 878 letture

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