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L'angolo della psicologa: “Vivere da prigionieri”

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Dott.ssa Barbara Mercanti


Il primo diritto della persona riconosciuto dalla nostra Costituzione è proprio quello della libertà personale, che apre con l’art. 13 la Parte Prima dedicata ai diritti e doveri dei cittadini, recita così:

La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art. 111 c. 1, 2] e nei soli casi e modi previsti dalla legge [cfr. art. 25 c. 3].

In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.”

Visto il periodo di emergenza sanitaria, dopo la proclamazione dello stato di pandemia si è avvertito, tra la gente, e talvolta anche fra gli operatori giuridici e sanitari la volontà di affermare il pensiero unico, l’idea che le cose potessero stare in un certo modo e basta, e che ogni dubbio fosse inopportuno, in un contesto così drammatico e doloroso.
Sebbene siamo in un periodo di emergenza sanitaria, la libertà delle idee non può venir meno ma il terrorismo mediatico a cui le nostre menti sono soggette è innegabile.

Si è soprattutto affermato che il diritto alla salute è il primo, assoluto, diritto della persona, e che ogni altro diritto, comprese la libertà personale e l’economia, devono semplicemente seguirlo. La posizione è probabilmente condivisibile di fronte alla pandemia che stiamo vivendo, ma è anche discutibile che si possa porre una scala di valori tra libertà e salute; perché ciò non emerge nella Costituzione. Riflettiamo sulle conseguenze di queste limitazioni alla libertà personale.

Se al cittadino viene impedito di uscire di casa e gli viene imposto un comportamento non molto dissimile da quello che deve tenere chi sia agli arresti domiciliari, è evidente che non si tratta più del suo diritto alla circolazione, bensì del suo diritto alla libertà personale. E così, il divieto di recarsi da qualche parte, costituisce limite al diritto alla circolazione, ma se il divieto riguarda ogni luogo, perché non ci si può recare da nessuna parte e si deve rimanere costretti presso la propria abitazione, il limite riguarda la propria libertà personale e non più solo al diritto alla circolazione.

“RESTATE A CASA!” provate a dirlo ai nuclei familiari di 5 o 6 persone costretti a vivere in appartamenti di 60 o 70 mq, può darsi anche senza un balcone, provate dirlo agli anziani che non possono vedere figli o nipoti, ai genitori di ragazzi con difficoltà psichiche o comportamentali…è bello sentire i vip che recitano la frase di rito per convincerci a rimanere in casa, loro che vivono in mega ville o mega appartamenti! Ma se si può uscire entro 200 metri per portare il proprio cagnolino a fare una passeggiata, perché una mamma non può uscire con il proprio figlio (muniti di adeguati dispositivi di sicurezza) a fare una passeggiata intorno casa? Ce lo proviamo a chiedere o ci hanno privato pure della nostra capacità assertiva e ci hanno reso tutti passivi e incapaci di esprimere la nostra opinione? Ci rendiamo conto quanto siano stati forti e pressanti i messaggi mediatici? Tutti luminari che ci illustrano quello che si deve fare o non si deva fare, che ci dicono pure ciò che bisogna fare quando stiamo in casa, pensate a che livello siamo arrivati! Quanti di quelli che avete visto o sentito in tv si sono messi dalla parte della gente comune per capire cosa le persone stanno davvero attraversando emotivamente ? Pochi davvero…purtroppo e vivere da prigionieri senza aver commesso alcun reato dovrebbe farci riflettere e spingere alla riflessione chi detta regole sulla limitazione della nostra libertà personale!