Vivere le storie: Ettore Foschi

5' di lettura 01/06/2019 - Continuiamo a raccontare e narrare storie belle, positive, che danno speranza perchè crediamo che pubblicare solo notizie negative, non aiuti l'animo umano e la nostra comunità. Un viaggio che ormai si compone di diverse tappe, di diversi uomini e donne, ma che racchiude il senso d'identità che ci deve contraddistinguere.



“Sono nato a Faenza nel lontano 1931, da bambino disegnavo fumetti , e poi scrivevo da sempre, elementari comprese .Ero aperto a studi scientifici , soprattutto fisica e biologia, praticate da autodidatta e da anziano via internet con competenti della università la Sapienza di Roma , ma senza approdare ad uno sbocco finale. Fin da ragazzo da autodidatta (durante la guerra era difficile condurre studi regolari, almeno per me che appartenevo ad una famiglia di umili condizioni)ho avuto mille curiosità, così son passato da un sapere all’altro: dall’astronomia alla paleontologia, che è entrata in maniera estemporanea nel mio “curricolo,” con scoperte di fossili pregiati e tanta passione ! Anche la montagna mi ha emozionato, ho provato gran passione per scalate varie, compreso il nostro Gran Sasso.”

Ti sei sempre appassionato d'arte o c'è stato un preciso momento in cui hai iniziato ad essere "artista"?
“Fin da bambino, non avendo giocattoli, ho cominciato a costruirmeli da me, e così ho scoperto il fil di ferro, col quale potevo dare forma ai miei sogni e mi facevo animaletti, soldatini, personaggi di fantasia. Affascinato come ero dalla natura non ho mai avuto difficoltà a scegliere un soggetto. Con gli anni, così son passato gradualmente a sculture più impegnative, usando il ferro. Il risultato è stato immediato.”
Cosa realizzi oggi e cosa hai realizzato finora?
“In questo momento l’età e gli acciacchi mi costringono ad una sosta in questo lavoro che per me ha significato tanto, ma posso ritenermi abbastanza soddisfatto per le tante opere portate a termine ed apprezzate:una ventina di sculture si trovano nella Pinacoteca di Montefortino,nel salone a terra adiacente e raccontano le storie e le leggende dei Sibillini, un lavoro del quale sono molto soddisfatto. Altre sculture si trovano sparse un po’ per l’Italia, anche nel museo umoristico di Tolentino c’è una mia opera premiata dal concorso internazionale di umorismo(secondo posto).”

I Sibillini, il tuo paese ti hanno sempre ispirato?
“I Sibillini sono stati per me sempre dei monti fantastici, per la forma, per i colori, per la trasformazione che subiscono secondo le stagioni e soprattutto per l’atmosfera magica che vi aleggia. In questi posti ho trovato un’ispirazione artistica particolare e chissà se l’avrei avuta anche altrove.”
Avresti potuto fare ciò che fai altrove?
“Sia io che mia moglie, pur essendo io romagnolo e mia moglie napoletana, ci siamo trovati fin dal principio bene in questa zona delle Marche sia per il paesaggio, sia per la bellezza dei paesi, così curati e ricchi di storia, sia per la gente che vi abita. Le persone infatti ci hanno subito accolto con cordialità e ci hanno fatto sentire a casa. C’è in questi posti una certa tranquillità di vita e una buona fiducia tra le persone. Inoltre il territorio è ricco di studiosi, che scrivono libri ed articoli sui giornali, che si impegnano a mantenere viva la storia LOCALE”
Il terremoto come ha cambiato la vostra vita se lo ha fatto?
“Per fortuna io e mia moglie non abbiamo subito danni dal terremoto. Inoltre va sottolineato che, malgrado si siano verificate quasi in contemporanea due calamità naturali: terremoto e neve alta, abbiamo avuto dal Comune tutta l’assistenza necessaria, soprattutto per quanto riguarda la sanità. Bisogna dar atto a tutti coloro, volontari e non, che in quella emergenza hanno dato il massimo di se stessi per non farci sentire impotenti e in pericolo.”
Quali sono i soggetti a cui t'ispiri nel creare e come definiresti le tue tecniche?
“Le tecniche che io uso nelle sculture è la tecnica di Calder, con la sua minimal art,cioè l’uso di ferro di recupero o altro materiale di scarto. Questa arte è nata in America negli anni ’20 e si è poi propagata per l’Europa. Io bambino, col mio fil di ferro non sapevo certo di essere un precursore!!!!L’istruzione un po’ disordinata che ho avuto da ragazzo, attraversando gli orrori della guerra, e via via da adulto, mi ha consentito una certa ecletticità che ha favorito anche la mia carriera nel lavoro.”

Grazie Ettore per tutto quello che hai dato all'arte e ai Sibillini, chiudo regalandoti una chicca che tua moglie Olga mi ha girato e che fa apprezzare quanto la tua creatività sia Vera e pura.


L’ ARTE SCULTOREA DI ETTORE FOSCHI
Giudizio critico del Prof, Stefano Papetti , Docente Universitario di Storia dell’Arte .

Novello Vulcano, Ettore Foschi compone le sue sculture assemblando elementi in ferro di recupero e realizzando delle opere di grande impatto nelle quali la forma, più che essere imposta dalla volontà dello scultore, sembra nascere spontaneamente.
Appellandosi ad una tradizione che affonda le sue radici nella minimal art americana, l’artista romagnolo declina attraverso le sue composizioni un atteggiamento critico nei riguardi della società dei consumi che si esprime anche nella sua scelta di vivere appartato, in un suggestivo centro medievale dei Sibillini.
L’uso del metallo, assai ricorrente nella scultura italiana del Novecento, assume per Foschi una connotazione figurativa che talvolta tradisce qualche cedimento verso il caricaturale o il grottesco, mantenendo comunque sempre alta la guardia verso il rischio di scadere nell’eccesso.
Resta da apprezzare l’abilità tecnica con cui l’artefice compone le sue opere, rivaleggiando con le funamboliche imprese di alcuni grandi artigiani dei secoli passati, esperti nella forgiatura del ferro secondo tecniche tramandate di padre in figlio. Anche per questo motivo Foschi si segnala nel panorama dell’arte marchigiana contemporanea come un fenomeno isolato, ma di grande suggestione e capace di richiamare l’interesse anche dei non addetti al lavori che spesso rimangono ai margini dell’arte contemporanea.


di Marco Squarcia
redazione@viverefermo.it







Questo è un articolo pubblicato il 01-06-2019 alle 15:08 sul giornale del 03 giugno 2019 - 1532 letture

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