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Vivere le storie: Elena Belmontesi

6' di lettura 20/05/2018 - Incontrare persone innamorate di qualcosa non è sempre facile, eppure capita di rimanere affascinati e in religioso silenzio ad ascoltare chi si racconta liberamente. E' capitato con lei, la scrittrice con Smerillo nel cuore.

Elena si racconta e dice....
Chi sei e cosa fai?
Sono nata a Smerillo, piccolo paese a metà strada tra la montagna e il mare e un posto così non può che rimanerti nel cuore per sempre. Abito a Monte Urano con mio marito e mia figlia. Svolgo un lavoro che mi piace e che mi permette di essere a contatto con molti bambini dai quali si impara sempre: sono una logopedista presso Centro di Riabilitazione della Comunità di Capodarco a Porto San Giorgio.


Descriviti in poche righe?

Sono una persona normalissima. Mi piace stare in compagnia ma ho bisogno anche di passare del tempo da sola. Amo camminare, soprattutto in montagna. L’ho fatto in passato con mio padre su moltissimi dei sentieri dei Sibillini e cerco di farlo ancora adesso con la mia famiglia e con gli amici. Sono piuttosto determinata e difficilmente ritorno sulle mie decisioni. Sono convinta che ci sia bisogno di valori fondamentali e che il primo in assoluto sia il rispetto di sé stessi e degli altri.

Raccontaci qualche evento o fatto che ha segnato la tua vita in particolare?

Due eventi hanno cambiato la mia vita in modo definitivo: la nascita di mia figlia che ha rivoluzionato il modo di pensare, regalandomi un’ottica diversa rispetto al futuro, alle possibilità e alle responsabilità incidendo anche sul mio modo di lavorare e poi una malattia importante, un cancro al seno, che mia ha regalato anch’esso un’ottica diversa rispetto al futuro e alle possibilità insieme ad un bisogno di vivere pienamente che forse prima non era così intenso.

Scrivi libri da quanto e perché?

Direi da sempre ma non come lo intendo adesso. Mi è sempre piaciuto scrivere per me, avere un diario di ciò che accadeva e dei pensieri che temevo andassero perduti. Adesso continuo a scrivere per me con la voglia che leggano anche gli altri. Mi piace scrivere racconti per bambini che però hanno insegnamenti diretti soprattutto agli adulti e nelle storie descrivo ciò che conosco: animali o luoghi, sentimenti ed esperienze.

Ho cominciato a scrivere il primo libro intenzionalmente quando mia figlia stava cominciando ad imparare a leggere e mi piaceva l’idea che potesse scegliere di leggere, oltre ai libri di scuola, anche qualcosa scritto da me e che descrivesse persone e luoghi conosciuti. E’ così che è nato “Guarda chi si vede”

Hai pubblicato qualcosa e di che genere?

Ho scritto e pubblicato quattro libri, tutti editi da Giaconi Editore. Tre libri per bambini: “Guarda chi si vede” e “Guarda chi si rivede” che raccolgono racconti di animali che vivono nei Sibillini, dallo scoiattolo alla volpe, dal lupo al chirocefalo, passando per gli animali domestici e, oltre a descrivere le caratteristiche specifiche dell’animale, narrano di avventure che vivono gli animali e delle loro interazioni con gli uomini. Oltre all’insegnamento finale veicolano anche la conoscenza di leggende e attività ormai scomparse come il fare il pane o il formaggio a casa.

L’ultimo libro per bambini pubblicato, “Le Scontafavole”, raccoglie racconti popolari, come ad esempio quelli delle streghe o dei lupi mannari e le leggende classiche dei Sibillini come quelle delle fate, del lago di Pilato o della Regina Sibilla, ricucendo insieme tutte le versioni in circolazione e traducendole in un linguaggio adatto ai bambini. Un libro a cui tengo particolarmente perché gli stessi insegnamenti riservati ai nostri nonni e genitori attraverso queste storie di paura, possono ancora essere attuali poiché le paure di allora sono le stesse di quelle che hanno i bambini moderni, e forse siamo noi adulti ad affrontarle con fatica.

Tutti i miei libri per bambini utilizzano caratteri ad alta leggibilità, studiati anche per chi ha difficoltà nella lettura.

L’unico libro per gli adulti è “Tutto qua”, un diario della mia malattia, nato come un diario vero e proprio che ho voluto pubblicare perché ho scoperto che tutti quelli che affrontano una malattia hanno pensieri e sentire comuni anche se alcune persone non riescono ad esternarli. Il libro è proprio per loro, ma anche per i familiari e per i medici, per far conoscere loro tutti i pensieri e i sentimenti di chi sta male.



Hai partecipato a eventi, concorsi e altro?

Ho partecipato a qualche concorso letterario scegliendo però solo quelli in zona, risultando sempre tra i premiati.

Ho avuto la fortuna di presentare il mio primo libro “Guarda chi si vede” al salone del libro di Torino ed è stata un’esperienza estremamente piacevole.

Cosa t'ispira e perché questa passione?

Una mia amica dice che sono una specie di cantastorie e mi riconosco in questa definizione: racconto storie che conosco direttamente, che mi riguardano, che si svolgono in luoghi conosciuti. Sono tante le fonti di ispirazione, dai fatti quotidiani ai detti popolari, dalle questioni paesane ai temi sociali. Tutto però deve avere un forte impatto emotivo su di me. Questo è sempre il punto di partenza.


La tua Smerillo però non può mancare nei tuoi racconti e nelle tue storie, giusto?

Il mio paese e, più in generale il territorio dei Sibillini, sono presenti in tutti i libri, e non potrebbe essere altrimenti perché sono i luoghi dove affondano le mie radici e spesso sono una grande fonte di ispirazione.

Nella prima stesura di “Tutto qua” non c’era alcun riferimento a questi luoghi e una mia amica non riconosceva quel libro come mio, sentiva che mancava qualcosa e io ero d’accordo. Nel giro di pochissimo tempo è arrivata l’ispirazione che ha fatto associare a ciascun periodo della malattia un percorso sui Sibillini. Solo a quel punto ho riconosciuto il libro come completo.


La gente e la tua famiglia ti sostengono?
Il supporto della mia famiglia è fondamentale. Gli amici, quelli di Smerillo e non solo, mi sostengono, mi supportano e mi sopportano.

Da quando ho iniziato questa avventura ho avuto la fortuna di conoscere tantissime persone e molte di queste restano nel mio cuore perché sono veramente speciali.


Progetti futuri?

Chi ama scrivere non può non continuare a farlo. C’è un progetto ben avviato del quale però preferisco non anticipare niente.

E allora non ci resta che seguirla e rimanere aggiornati; siamo sicuri che ne "leggeremo" ancora delle belle.


   

di Marco Squarcia
redazione@viverefermo.it





Questo è un articolo pubblicato il 20-05-2018 alle 10:10 sul giornale del 21 maggio 2018 - 2833 letture

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