comunicato stampa
Fermo sui Libri 2018 arriva al suo terzo appuntamento sempre alla ricerca di una patria che possa però essere davvero di una grande comunità umana


Eva Cantarella è nata a Roma nel 1936, è però cresciuta a Milano, dove si è laureata in Giurisprudenza, e ha perfezionato i suoi studi prima a Berkley e poi ad Heidelberg. Allieva del giurista Giovanni Pugliese, è stata docente per le Università di Camerino, Parma, Pavia, Austin, New York e infine Milano, dove ha insegnato per oltre quarant’anni amolte generazioni di giuristi che cosa il Diritto Greco e Romano hanno potuto e ancora possono insegnare per le dinamiche policulturali e globalizzatrici alle comunità del mondo.
Grande intellettuale e pioniera negli studi di genere, la Cantarella ha partecipato alla lotta politica per l’abolizione del delitto d’onore nel 1968 e ha portato alla ribalta in Italia la storia delle donne nell’antichità greca e romana, come conoscenza indispensabile per comprendere le radici della mentalità societaria contemporanea, che spesso limita e ostacola l’acquisizione e il mantenimento di diritti umani per le categorie deboli della comunità, tra cui quasi sempre le donne rientrano.
Celebri sono i suoi scritti a riguardo: L’ambiguo malanno, Passato Prossimo, Itaca, donne, eroi e potere tra vendetta e diritto, L’amore è un Dio e Dammi mille baci.
A Fermo sui Libri presenta il suo nuovo volume, Come uccidere il padre, uno studio sull’antichità quantomai attuale. In una società, come quella romana antica, dove la gerontocrazia e il patriarcato sono imperanti, la lotta per la supremazia di casta gentilizia alle porte, e i giovani sono completamente resi inermi dalla legge che da tutto il potere decisionale ai padri fino alla morte, come riusciranno essi a prendere in mano lo status quo e a garantire la sopravvivenza della comunità? Cosa possono fare, d’altro canto, oggi le nuove generazioni per spezzare la crisi che li vede inermi di fronte ai grandi poteri del mondo e cambiare le cose? Paul Veyne, storico francese dell’antichità romana, descriveva il giovane romano medio come un trenta-quarantenne che agogna al parricidio, perché solo la morte del padre e di tutti i poteri assoluti che rappresenta, può dargli la libertà e il potere decisionale per cambiare le cose. Potrà una simbolica morte del padre, intesa come morte di un modo di fare e governare la nostra (piccola) patria, che non riesce più a creare cittadini capaci di affrontare i grandi cambiamenti del mondo, trovare il coraggio di morire per poter rinascere con un nuovo concetto di patria, di cittadinanza, ma soprattutto di comunità umana?
Questa e molta altre questioni saranno dibattute nel dialogo tra la giurista e la nota scrittrice Lucia Tancredi, pugliese di nascita e maceratese di adozione, scrittrice e insegnante di letteratura, con la speciale capacità di cogliere, nei suoi romanzi e nelle sue biografie, la forza e l'intelligenza dei personaggi femminili più insospettabili e della loro incredibile dote di moderare e indirizzare i grandi cambiamenti del mondo, come Monica d'Ippona, madre di Sant'Agostino, Ildegarda di Bingen, mistica visionaria medievale e Giulia Schucht, compagna di Antonio Gramsci.

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