La Biblioteca è il mondo

Nel nostro percorso tra tematiche educative, prendiamo innanzitutto in esame gli ambienti della conoscenza. Scegliamo di analizzare: la biblioteca; la storia; l’interculturalità; il laboratorio; la creatività. Nel presente intervento e nel successivo si tratterà dell’ambiente biblioteca e del mito sulla scrittura narrato da Platone.
L’UNESCO (Manifesto del 1995) definisce la biblioteca pubblica come condizione essenziale per l’apprendimento permanente “forza vitale per l’istruzione, la cultura e l’informazione e come agente indispensabile per promuovere la pace e il benessere spirituale delle menti di uomini e donne.”
Sappiamo bene che qualsiasi biblioteca evoca, al di là del luogo fisico, una visione del mondo. Borges ha rappresentato in essa l’essere umano e il suo destino: “L’universo (che altri chiama la biblioteca) si compone d’un numero indefinito, o forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente …”(La biblioteca di Babele, in Finzioni).
Lo scrittore, immaginando l’universo, ne costruisce la forma, così come Dante riesce a vedere l’inferno, scendendoci. Calvino e Eco hanno esaltato anch’essi la biblioteca, come conoscenza del mondo, mezzo di sviluppo dell’essere.
Partendo dalle suggestioni dei grandi, si potrà costruire una biblioteca personale, scegliendo autori accreditati (storici, filosofi, scienziati, poeti, romanzieri, classici della letteratura mondiale). Si potrà replicare, in quella domestica, il modello delle biblioteche conosciute e frequentate (scolastiche, cittadine, ecc.), utilizzando la catalogazione decimale Dewey (classificazione per argomenti, ispirata alla struttura baconiana della conoscenza: ragione, fantasia, memoria) o altra preferita, o inventando un diverso metodo. Nel De biblioteca di Eco si possono rinvenire istruzioni in merito.
A proposito dei libri da inserire, Calvino scrive (Perché leggere i classici) : “Non resta che inventarci ognuno una biblioteca ideale dei nostri classici; e direi che essa dovrebbe comprendere per metà libri che abbiamo letto e hanno contato per noi, e per metà libri che ci proponiamo di leggere e presupponiamo possano contare. Lasciando una sezione di posti vuoti per le sorprese, le scoperte occasionali”.
La tecnologia dei libri e della scrittura, semplice e raffinata, costituisce l’ambiente di base per la conoscenza. Si sceglierà con quali libri dialogare, da quali farsi interrogare. Machiavelli ha raccontato (lettera a Francesco Vettori, 10 dicembre 1513), in forma limpida e poetica, il legame di amicizia con i classici : “… Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro …”

Questo è un articolo pubblicato il 05-07-2017 alle 23:17 sul giornale del 06 luglio 2017 - 2682 letture
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