comunicato stampa
Situazione economico-sociale nel fermano, la Cgil ha riunito il proprio Comitato Direttivo


Mercoledì la CGIL di Fermo ha riunito il proprio Comitato Direttivo per discutere sulla situazione economico-sociale del Fermano.
Prima di affrontare la discussione e alla presenza dei familiari, si è svolta la cerimonia per intitolare la Sala Riunioni della Camera del Lavoro Territoriale a Gino Pennacchietti, compagno storico della CGIL di Fermo e scomparso lo scorso anno. La situazione del Fermano continua ad essere critica; ciò emerge dal vissuto quotidiano di tutela dell’Organizzazione e, dai dati economici-sociali che confermano una realtà in sofferenza e distanziata rispetto al contesto regionale e nel confronto con le altre province. Il reddito medio (15.755 euro) e il valore aggiunto pro-capite (20.487 euro) continuano ad essere di gran lunga i più bassi delle Marche; ciò a testimonianza della bassa produttività dovuta soprattutto all’assenza di investimenti in ricerca e innovazione e, al mancato sviluppo di settori manifatturieri e del terziario innovativi ed a più alto valore aggiunto. I più colpiti sono i redditi fissi dei lavoratori e dei pensionati: le famiglie sono al limite.
Tali dati denotano anche la presenza di un forte fenomeno di evasione ed elusione fiscale e contributiva che andrebbe monitorato e perseguito. Il tasso di disoccupazione, a fronte di un dato regionale del 5,7%, si attesta nel 2010 al 12,7%; sono penalizzati soprattutto le giovani generazioni e le donne che, in aggiunta, quando ricevono offerte di lavoro questo è precario e saltuario, condito con pratiche di sfruttamento e angherie di ogni genere.
Il nostro territorio continua a soffrire di un’alta dispersione scolastica; mancano diplomati e laureati; l’offerta formativa è appiattita su una domanda dominata da richieste di basse professionalità, tipica di un sistema economico-produttivo a scarsa innovazione. Le politiche sociali arrancano non solo per i tagli dei trasferimenti operati dal governo centrale ma, anche per le modalità organizzative dei servizi che denunciano un’arretratezza rispetto ai processi che investono la popolazione (invecchiamento, domanda di maggiore medicalizzazione dell’assistenza, ecc.). L’offerta per l’infanzia risulta insufficiente ed onerosa per le esigenze delle famiglie e soprattutto delle donne che lavorano o che, per tali motivi, vi rinunciano.
La Sanità fermana paga i ritardi del passato sia in termini di infrastrutture che di personale; i posti letto sono i più bassi delle Marche; le responsabilità attengono alle politiche locali e regionali; l’emergenza di oggi non può aspettare la realizzazione del nuovo ospedale: tutto il territorio deve farsi promotore di una vertenza per pretendere interventi immediati senza i quali nessun piano sanitario di zona può avere inizio. La questione di Amandola e dei sette comuni della zona va definita al più presto, in coerenza con la complessiva programmazione che deve insistere sul territorio montano già in sofferenza per gli squilibri territoriali, economici e sociali determinatesi in questi ultimi decenni. Programmazione e governo del territorio meriterebbero altre riflessioni ma, quanto detto ci sembra sufficiente ad invocare che coloro che sono investiti della necessaria autorità politica si facciano promotori dell’apertura di un non più rinviabile confronto con l’obiettivo di costruire e determinare democraticamente le scelte e le azioni in risposta ai problemi di oggi e alle esigenze che riguardano il futuro della nostra comunità.

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